Per la stagione autunnale dell’Ente Luglio Musicale Trapanese, il Dramma giocoso di Domenico Cimarosa è andato in scena in una piacevole chiave moderna
L’ Ente Luglio Musicale Trapanese diretto da Giovanni De Santis produce Il Matrimonio Segreto di Domenico Cimarosa con uno impegno organizzativo che esalta le potenzialità di un territorio sempre più convinto dei propri mezzi. Sfumature più che mai siciliane dunque, incluso stavolta un ottimo cast d’interpreti che si affianca così al già collaudato impiego di musicisti e maestranze tecniche.
Divertissement con gusto
Come avevamo accennato nella presentazione della programmazione autunnale, la scelta de Il Matrimonio Segreto esalta l'intero genere dell’Opera buffa, essendo senza dubbio, nella specialità per eccellenza della Scuola Napoletana, una di quelle che ottenne il maggior successo internazionale coevo, e forse proprio il più clamoroso fra i tanti.
La storia evidenzia gli aspetti comici che girano intorno ad un classico matrimonio combinato per acquisire il titolo nobiliare ad un prezzo accettabile, preceduto però da un altro matrimonio, tenuto nascosto, fra la quasi promessa sposa Carolina, figlia del parvenue Geronimo, ed il garzone del negozio, Paolino. Una composizione che mette perfettamente insieme quest'ultima unità d'azione (i due matrimoni) con le altre due tradizionali ed aristoteliche del tempo e dello spazio.
Sabato 24 novembre a Trapani, al Teatro “Maestro Tonino Pardo” presso il Conservatorio “A. Scontrino”, è andata in scena una rappresentazione che ha voluto interpretare questo trionfo dell'amore sul denaro in maniera originale, grazie alla regia di Natale De Carolis (già interprete del Conte Robinson a Bilbao nel 1997), che ha saputo disegnare l'eterna lotta fra interesse e amore con grande precisione d'azione, tratti moderni, e notevole gusto e consapevolezza del divertissement.
Moduli semoventi (le scene e i costumi sono di Danilo Coppola), frequente utilizzo del Teatro delle Ombre (con le luci di Nevio Cavina), accappatoi rosa, tute da ginnastica e vestaglie di raso, sfondi rosa shocking o blu elettrico, cornamuse e kilt: non è affatto semplice mantenere per oltre due ore e quaranta minuti uno spirito che invece qui si fa esaltazione equilibrata del tratto comico, anche attraverso la gestualità ed il ritmo.
Movimenti, presenze, disposizioni e transizioni sono pertinenti, talvolta anche trattenuti, senza esagerazioni (come per il giro in senso orario dei protagonisti che esprimono le emozioni attraverso le ombre); così come la gestione alternata dei colori presenta un blu intimista sul bellissimo quartetto Una torbida tempesta (che preannunciata dal tumulto d'orchestra, richiama la tradizione del primo settecento francese di utilizzare questa metafora per evocare l'agitazione interiore) e poi un arancione dispettoso per un altro quartetto riuscito come il Deh, fatela acchetare.
Da ricordare fra le molte idee, anche la riconciliazione temporanea fra Geronimo e Robinson, atteggiata con simulazione di strumenti suonati, quasi a trovare “accordi” per simboleggiarla.
Aumentano le certezze
L'intero gruppo di cantanti/attori (qui più che mai c'è bisogno di capacità attoriali, oltre che della giusta voce) è assai promettente, e fornisce una prestazione complessiva di grande efficacia, risultando assai affiatato anche nei movimenti. Un gruppo di ottimi giovani interpreti siciliani pieni di carattere (tre dei quali avevamo già apprezzato anche nella stagione estiva per la loro interpretazione de L’importanza di esser Franco di Mario Castelnuovo-Tedesco), dalle caratteristiche diverse ma accomunati dallo slancio riguardo alla presenza scenica.
Potremmo infatti ricordare le coloriture di Carolina (Miriam Carsana), la chiarezza espressiva ancorché leggera di Paolino (Roberto De Gennaro Crescenti), le potenzialità interpretative di un'accentuata Fidalma (Marta Biondo), del Conte Robinson (Fabio Mario La Mattina) e di Elisetta (Federica Sardella), o la vocazione all'imbastitura narrativa, e da quanto traspare, anche psicologica all'interno del gruppo di Geronimo (Fabio Cucciardi), tuttavia va detto che per quest'Opera è una caratteristica ancora più importante, quella di saper vivere l'uno con l'altro all'interno dell'azione in maniera così armoniosa: nel tardo Cimarosa, il ruolo dell'insieme si eleva a struttura della costruzione drammatica, sovente aggiungendo altri insiemi, spesso brillanti, che contribuiscono alla grammatica ed al lessico dell'azione.
Di tutto questo lavoro, il Maestro Andrea Certa ha gran merito: conduce un'orchestra che diventa sempre più affidabile edizione dopo edizione, avendo trovato un equilibrio convincente fra dinamiche e volumi (soprattutto nella sezione degli archi), e per di più fornendo, come in questo caso più chiaro che mai, una guida determinata anche per i cantanti, che si sono affidati completamente alla sua mano.